Seminario 5
Le frane di crollo: caratteristiche, rilievi in sito e analisi di propagazione.
Cosa |
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Quando |
03/07/2010 da 09:00 al 13:00 |
Dove | Aula Magna Fermi - via Diaz, 20 (GO) |
Partecipanti |
Relatore: Paolo PARONUZZI - 4 ore |
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Le frane di crollo rappresentano uno dei fenomeni di rottura dei versanti più frequenti sul territorio nazionale e regionale. Allo stesso tempo esse costituiscono una delle tipologie di franamento più pericolose e sono purtroppo piuttosto frequenti gli episodi che hanno causato vittime, con conseguenze spesso mortali. L’elevata pericolosità delle frane di crollo deriva innanzitutto dalle velocità con le quali si propagano i massi sul versante sottostante (con picchi anche di 70-100 km/h) e dalla difficoltà di individuare i segnali premonitori che segnalano la condizione di precario equilibrio geostatico della scarpata rocciosa.
Nonostante i crolli siano frane tipiche delle aree alpine, dove ricorrono i versanti acclivi prodotti dall’attività erosiva glaciale e fluviale, essi interessano anche i più modesti rilievi collinari delle aree pedemontane e, soprattutto, molteplici tratti di falesia delle coste italiane (crollo della costiera amalfitana, 1/1/2010: 1 morto). Ne consegue che il problema delle frane di crollo interessa una larga parte del territorio italiano, dando origine a situazioni di rischio geologico molto elevato – anche se talvolta molto localizzato – che coinvolgono aree frequentate per la balneazione estiva (crollo di Ventotene (Latina), 20/4/2010: 2 morti), abitati e, assai frequentemente, infrastrutture lineari di vario tipo (autostrade, ferrovie, viabilità principale e secondaria).
Il Seminario descrive lo stato dell’arte delle conoscenze su questo particolare tipo di frana, ripercorrendo le principali tappe nello studio di questo fenomeno a partire dalle prime ricerche in Friuli di Luciano Broili e dalle pionieristiche sperimentazioni in sito effettuate dall’ISMES dopo il crollo del M. S. Martino di Lecco (23 Febbraio 1969: 8 morti). A partire dal 1970 molti passi avanti sono stati fatti, soprattutto nel campo della simulazione della propagazione dei massi sui versanti mediante l’utilizzo di codici di calcolo di vario tipo (molti dei quali di tipo commerciale). Tuttavia molti aspetti problematici devono ancora essere affrontati e risolti, quali ad esempio l’individuazione delle aree sorgente, l’adozione di parametri geomeccanici realistici, il ricorso ad un rigoroso approccio probabilistico e la messa a punto di una procedura progettuale “standard” che derivi da esperienze tecnico-scientifiche consolidate.
Gli argomenti principali trattati nel Seminario saranno: Le frane di crollo nella classificazione di Varnes; cinematismi di rottura; il processo di propagazione dei massi sui versanti: evidenze in sito; la simulazione delle traiettorie di propagazione; i modelli cinematici e l’approccio probabilistico nella simulazione delle traiettorie; traiettorie simulate e progettazione delle barriere paramassi.
Dal 2000 è promotore di una nuova attività di ricerca sulla grande frana del Vajont mediante il rilievo di dettaglio della grande nicchia di distacco e del gigantesco corpo di frana. I nuovi dati acquisiti sul terreno, integrati da una modellazione geomeccanica e idrogeologica innovativa, hanno permesso una nuova interpretazione geologico-tecnica del disastroso scivolamento del 9/10/1963.
Dal 1998 è Responsabile Scientifico della tematica "Dissesti dei versanti - Frane" nell'ambito del programma di lavoro quinquennale promosso dalla Regione F.V.G. per la realizzazione della Cartografia Geologico-Tecnica delle Province di Trieste e Gorizia alla scala 1:25000. E’ stato ed è Responsabile Scientifico di numerose attività di consulenza tecnico-scientifica promosse da Enti Nazionali (ENEA, ENEL, EUROGEN, ecc.) e Regionali (Regione F.V.G: Direzione Regionale dell’Ambiente, Direzione Regionale della Protezione Civile, Comunità Montana della Carnia, ecc.) per problematiche riguardanti le frane e la stabilità dei versanti, tra le quali la valutazione della pericolosità di frana residua nel comune di Erto e Casso dopo la gigantesca frana del 9/10/1963.
E' Autore del rilevamento di vari Fogli della Pianura Friulana nell’ambito del lavoro scientifico pluriennale che ha visto coinvolte diverse sedi universitarie italiane per la redazione della Carta Geomorfologica della Pianura Padana, realizzata alla scala 1:250.000 (S.EL.CA., Firenze, 1997). Tra questi in particolare i Fogli 24 - Maniago, 25 - Udine, 39 - Pordenone nonché i Fogli 40 - Palmanova e 40A - Gorizia. Queste ricerche sono state svolte nell’ambito del progetto Nazionale di Ricerca Finalizzata "Geomorfologia ed evoluzione recente della Pianura Padana", cui ha partecipato l'unità di Udine. Si occupa anche di problematiche di Geologia del Quaternario continentale, specificatamente dello studio delle successioni fluviali e glaciali Oloceniche e Tardo-Pleistoceniche.
E' uno degli Autori della Guida Geologica Regionale “Friuli – Venezia Giulia: Alpi e Prealpi Carniche e Giulie” (Edizioni BE-MA, Milano, 2002), curata dalla Società Geologica Italiana. E' stato coordinatore del Progetto di Ricerca S.A.R.A. (1992-1995) sulla cartografia geo-archeologica e sulla stratigrafia dei depositi quaternari della pianura aquileiese (UD), in collaborazione con il Ministero per i B.A.A.A.A.S. e la Soprintendenza Archeologica del F.V.G.